William Beckford. A cura e con un'introduzione di Jorge Luis Borges
1978 I ed. .
Lingua: italiano
La terra si apre, l’inferno di Beckford incarna i cubicoli di un incubo. Vathek è una mera curiosità, the perfume and suppliance of a minute, e pronostica, seppure in modo rudimentale, i satanici splendori di Poe, di Baudelaire e di Huysmans.
Beckford incarnò un tipo di playboy milionario, gran signore, viaggiatore, bibliofilo, libertino e costruttore di palazzi. In questo racconto, dall’intreccio essenziale, Vathek (Harùn Benalmotàsim Vatiq Bilà, nono califfo abbasside) erige una torre babilonica per decifrare i pianeti. Questi gli predicono una successione di prodigi, il cui strumento sarà un uomo senza pari che verrà da una terra sconosciuta. Un mercante giunge alla capitale, vende una scimitarra al califfo; poi scompare. Incisi sulla lama vi sono misteriosi caratteri cangianti che beffano la curiosità di Vathek.
Una volta decifrati il califfo si dedica alle arti magiche e intraprende una tenebrosa discesa all’inferno, con l’anima che si fa via via nera di abominazione. Non gli ha mentito il mercante l’Alcàzar del Fuoco Sotterraneo abbonda in splendori e talismani, ma è anche l’inferno, il primo Inferno realmente atroce della letteratura.