Testi di: Pierre Chessez, Francis Haskell
1985 / 162 PAGINE.
Lingua: Italiano
Per gli artisti della seconda metà del Settecento, Roma rappresentava la terra promessa. Nel 1766 vi giunse fra gli altri un pittore svizzero: Abraham-Louis-Rodolphe Ducros, che ebbe da allora in poi fama e fortuna quale grande illustratore di Roma.
A partire dal 1750 a Roma convenivano pittori, scultori, incisori, architetti, antiquari, provenienti da ogni parte d’Europa, per studiare, ammirare, copiare i resti della capitale dei Cesari e i monumenti della fede cristiana.
Nel 1766 vi giunse un pittore svizzero appena diciottenne, ricco solo di sensibilità e d'immaginazione: Abraham-Louis-Rodolphe Ducros. Non godendo di una formazione accademica ed essendo esperto esclusivamente in paesaggi topografici, dovette battersi accanitamente con la concorrenza dei colleghi per farsi una clientela. Finalmente, nel 1778 ebbe la buona sorte di venire ingaggiato da alcuni gentiluomini olandesi che si recavano nel Regno delle Due Sicilie. Tornato a Roma, si associò accortamente col celebre incisore Giovanni Volpato, ed ebbe da allora in poi fama e fortuna come disegnatore dei monumenti e dei paesaggi di Roma e dintorni. In un'epoca in cui questo genere assumeva sempre maggiore importanza, l'apporto di Ducros fu estremamente importante: dipingendo in dimensioni inusitate ottenne effetti grandiosi che già prefiguravano le opere di Turner e di Girtin. Alle rovine dell'antichità e alle bellezze pittoriche della campagna romana è dedicato questo libro.