FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
FMR - Loader
Franco Maria Ricci Editore
Grand Tour
218

Roma. Domus Aurea

La decorazione del palazzo neroniano nell'album delle “Terme di Tito” conservato al Louvre

Testi di: Gianni Guadalupi, Marie-Noëlle Pinot de Villechenon
1998 / 84 PAGINE. Lingua: Due edizioni: italiano, francese
La Domus Aurea, rimasta sepolta per secoli, fu riscoperta nel Quattrocento e mostrò uno sconosciuto universo pittorico. Copiati e integrati fantasiosamente, quegli antichi affreschi rinacquero nelle tavole incise e colorate di uno stupendo album settecentesco.
Le ville italiane hanno da sempre una lunga storia alle spalle, non esiste un'epoca storica che non le abbia viste protagoniste. Molte sono quelle passate alla storia ma mai nessuna ha eguagliato in bellezza e fama la celebre Domus Aurea, che ha legato indissolubilmente il suo nome all'imperatore Nerone. Il volume ripropone l’album di oltre sessanta opere eseguite alla fine del Settecento da una piccola équipe di artisti neoclassici, penetrati sotterraneamente nella Domus Aurea – allora confusa con le terme di Tito - e ne avevano riprodotto gli affreschi, reinventando e modificando liberamente quanto era ritenuto poco comprensibile o difforme dai canoni estetici dell’epoca.
Franco Maria Ricci Editore

Convinto di aver stornato da sé la calunnia (che invece rimase, e prevalse nella storiografia più tarda) con lo sterminio dei presunti colpevoli, Nerone si accinse a trar profitto dalla disgrazia rifacendo il volto di Roma. Nei suoi confronti correva anche l’accusa che volesse trasferire la capitale in Oriente; egli la smentì facendo della città una Nova Urbs e di se stesso un secondo Romolo. Varò una vera e propria pianificazione urbanistica che prevedeva l’allineamento delle case, da costruirsi in pietra e non più in legno con un contributo finanziario dello Stato, l’ampliamento delle strade, lungo le quali dovevano correre portici sormontati da terrazze da cui i vigiles siphonarii, i pompieri, potessero combattere gli incendi; moltiplicò i punti da cui si poteva attingere acqua. E nel cuore di questa novella Urbe fece sorgere la residenza imperiale, traduzione architettonica della concezione monarchica orientale, ispirata ai grandiosi palazzi dei sovrani ellenistici e ai paradeisoi, i “paradisi” dei re partici: la Domus Aurea. Il malevolo Svetonio ne parla con un’indignazione che non riesce a celare l’ammirazione: “C’era un vestibolo in cui era stato eretto un colosso a sembianza di Nerone, alto centoventi piedi. Era tanto vasta che nel proprio interno aveva parecchie miglia di porticati a triplo ordine di colonne, e uno stagno che sembrava un mare, circondato da edifici che formavano quasi una città. Per di più nell’interno vi erano prati, campi, vigneti, pascoli e parecchi boschi, con moltissimi animali domestici e selvatici di ogni specie. In alcune parti, tutta la costruzione era di pietre dorate e abbellita con gemme e madreperla. Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno, continuamente, come la terra. Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e acque albule, e quando Nerone inaugurò il suo palazzo lo approvò soltanto con queste parole: Finalmente comincerò ad abitare come un uomo!”

Franco Maria Ricci Editore
Franco Maria Ricci Editore
Franco Maria Ricci Editore