Ho fantasticato un’opera magica, una miniatura che sia anche un microcosmo; il poema di Dante è quella miniatura d'ambito universale. Credo tuttavia che se potessimo leggerlo in piena innocenza (ma tale felicità ci è vietata), l’universalità non sarebbe la prima cosa che noteremmo, e molto meno la sublimità o la grandiosità. Assai prima noteremmo, credo, altre caratteristiche meno schiaccianti e ben più dilettevoli; anzitutto, forse, quella rilevata dai dantisti inglesi: la varia e felice invenzione di particolari precisi.