Ginevra Bompiani. Introduzione di Italo Calvino
1975 / 108 PAGINE.
Lingua: italiano
Il sonno degli ermafroditi e l’insonnia dei centauri, la favola di Psiche, la spossatezza di Eracle: queste e altre le tappe di un itinerario nel meraviglioso in cui Ginevra Bompiani è riuscita a riportare la letteratura al suo fiabesco luogo d’origine.
La precisione introspettiva è il fine cui tende lo scrivere di Ginevra Bompiani. Che l’oggetto della sua attenzione non siano “i casi della vita” nella loro pretesa concretezza, ma centauri e basilischi, amazzoni e salamandre, già ci dice che il percorso o metodo da lei scelto non è quello di ridurre ad astrazione la complessità e accidentalità del vissuto quotidiano, ma l’approssimarsi a definizioni sempre più mobili e puntuali e probabili dell’esperienza interiore partendo dall’osservazione di una figura oggettiva quanto possono esserlo quelle per sempre consegnate al repertorio dei miti. L’occhio di Ginevra Bompiani fissa gli emblemi mitologici come macchie di Rorschach, con la differenza che il suo sguardo non può essere ingenuo e che il potere di fascinazione di queste figure non può essere quello di ciò che è visto per la prima volta. Così l’operazione di riscrivere i miti oscilla tra la fluidità onirica e la sentenziosità gnomica, ma la fissità della figura si ripropone nei dettagli minuziosi del sogno appena cerchiamo di trascriverli, e l’elusività del senso si ripropone con perentorietà sibillina degli oracoli appena tentiamo di catturarla in una formula.