Gérard de Nerval. Introduzione di Giovanni Mariotti
1977 / 72 PAGINE.
Lingua: italiano
Da un luminoso sviluppo di sogni e perplessità nacquero le pagine de Il califfo dell’hashish, in cui non mancano né il tema della follia né del potere, e in cui per la prima volta il mito della droga entra nel sistema della letteratura occidentale.
Nerval esplora la questione del legame tra delirio schizofrenico, ubriachezza cannabica e sensibilità amorosa, osservato nel personaggio del califfo Hakem. Questi si lascia gradualmente convincere a sperimentare l’hashish che gli sarà presentato sotto forma di una “pasta verdastra”. L’ebbrezza cannabica scatena nel giovane califfo un delirio che lo trasfigura in un dio racchiuso in un involucro carnale, un delirio che gli permette altresì di concepire la possibilità di legami incestuosi. L’hashish viene dunque coinvolto in due modi: da un lato come mezzo per emancipare la mente dai vincoli imposti dalla ragione razionalizzante, dall’altro, attraverso il suo potere allucinatorio, per convocare le immagini della persona amata. In un viaggio in cui realtà e sogno si sovrappongono, fantasia e storia si confondono, veniamo immersi in un racconto che inconsciamente assume aspetti autobiografici. Il pellegrinaggio che lo stesso Nerval intraprende in Oriente è un viaggio alla ricerca delle tracce dei propri sogni e sentimenti primordiali. Di contro alla silenziosa e opaca realtà, Nerval inventa un mondo magico, sottoposto a incantesimo, un mondo che non c’è e non esiste, un mondo che si manifesta mirabilmente attraverso la potenza creatrice della letteratura.