Herman Melville. A cura e con un'introduzione di Jorge Luis Borges
1978 I ed..
Lingua: italiano
Bartleby, che non solo opera in maniera illogica, ma costringe gli altri a farsi suoi complici, è più di un ozio dell’immaginazione onirica; è un libro triste e veritiero che ci mostra quell’inutilità essenziale che è una delle ironie dell’universo.
Bartleby è uno scrivano di Wall Street, che serve nell’ufficio di un avvocato, e che si rifiuta, con una sorta di umile caparbietà, di eseguire lavoro alcuno. Lo stile di Bartleby non è meno grigio del protagonista. Si direbbe che lo scrittore abbia cercato deliberatamente le quattro pareti di un piccolo ufficio, perso nella città. Il protagonista è folle ed è incredibile che di tale follia contagi quanti lo circondano. L’avvocato di Wall Street e gli altri copisti accettano con strana passività la decisione di Bartleby.
Melville, scoperto dai critici verso il 1920 e, cosa forse più importante, da tutti i lettori, con Bartleby si inserisce in una specie famosa del genere fantastico; in queste indimenticabili pagine l’incredibile sta nel comportamento dei personaggi più che nei fatti. Così, più di mezzo secolo prima del Processo di Kafka, in cui il protagonista viene giudicato e giustiziato da un tribunale che manca di qualsiasi autorità, e il cui rigore egli accetta senza la minima protesta, Melville elabora lo strano caso di Bartleby, che non solo opera in maniera contraria a ogni logica, ma costringe gli altri a farsi suoi sgomenti complici.