Fu l’invasione longobarda dell’Italia bizantina, nel VI secolo, a originare le fortune marittime di città e paesi del litorale. All’avvicinarsi di quei feroci gli abitanti fuggivano di preferenza verso le fortezze fabbricate sulle coste, sperando di esservi soccorsi dalle flotte dei greci, o almeno di trovar scampo sulle loro navi se fossero stati costretti ad arrendersi. Il truce re Alboino – Così nell’ebro furor del vino/parla Alboino; / e a lei porgendo con un sorriso / il nudo teschio del padre ucciso: / “Or via, Rosmunda, forte esser devi: / Rosmunda, bevi!” (da Giovanni Prati, La cena di Alboino re) – il crudele, il nefando Alboino aveva fatto atroce voto di passare a fil di spada tutti gli abitanti di Pavia, quando avesse preso quella città; e torme di fuggiaschi sciamavano verso il mare. Le isole di Venezia accolsero gli scampati del Veneto; Ravenna l’imprendibile aprì le porte ai superstiti delle due rive del Po; Genova ai liguri e ai piemontesi; i romagnoli si chiusero nelle cinque città della Pentapoli; Pisa, Roma, Gàeta e Napoli si popolarono di fuorusciti. Così, in tempi calamitosi, nacque Amalfi, la più solatia delle repubbliche marinare.