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Franco Maria Ricci Editore
Grand Tour
2026

Roma. Domus Aurea

Decorations of Nero's palace from the "Baths of Titus" at Louvre Museum

Texts by Gianni Guadalupi, Marie-Noëlle Pinot de Villechenon
1998 / 84 PAGES
The Domus Aurea, which was buried for centuries, was rediscovered in the 15th century and showed an unknown pictorial universe. Imaginatively copied and combined, those ancient frescoes were reborn in the engraved and coloured plates of a marvellous 18th-century album.
Italian villas have always had a long history behind them, and there is no historical era which did not feature them as protagonists. Many have been consigned to history but none has ever equalled the beauty and fame of the Domus Aurea, a name inextricably tied to the emperor Nero. The volume presents the album of over sixty works created at the end of the 18th century by a small team of neoclassical artists. They gained entry through the subterranean section of the Domus Aurea - at the time confused with the Baths of Titus - and reproduced the frescoes, freely reinventing and modifying what was considered difficult to understand or what differed from the aesthetic standards of the time.
Franco Maria Ricci Editore

Convinto di aver stornato da sé la calunnia (che invece rimase, e prevalse nella storiografia più tarda) con lo sterminio dei presunti colpevoli, Nerone si accinse a trar profitto dalla disgrazia rifacendo il volto di Roma. Nei suoi confronti correva anche l’accusa che volesse trasferire la capitale in Oriente; egli la smentì facendo della città una Nova Urbs e di se stesso un secondo Romolo. Varò una vera e propria pianificazione urbanistica che prevedeva l’allineamento delle case, da costruirsi in pietra e non più in legno con un contributo finanziario dello Stato, l’ampliamento delle strade, lungo le quali dovevano correre portici sormontati da terrazze da cui i vigiles siphonarii, i pompieri, potessero combattere gli incendi; moltiplicò i punti da cui si poteva attingere acqua. E nel cuore di questa novella Urbe fece sorgere la residenza imperiale, traduzione architettonica della concezione monarchica orientale, ispirata ai grandiosi palazzi dei sovrani ellenistici e ai paradeisoi, i “paradisi” dei re partici: la Domus Aurea. Il malevolo Svetonio ne parla con un’indignazione che non riesce a celare l’ammirazione: “C’era un vestibolo in cui era stato eretto un colosso a sembianza di Nerone, alto centoventi piedi. Era tanto vasta che nel proprio interno aveva parecchie miglia di porticati a triplo ordine di colonne, e uno stagno che sembrava un mare, circondato da edifici che formavano quasi una città. Per di più nell’interno vi erano prati, campi, vigneti, pascoli e parecchi boschi, con moltissimi animali domestici e selvatici di ogni specie. In alcune parti, tutta la costruzione era di pietre dorate e abbellita con gemme e madreperla. Il soffitto dei saloni per i banchetti era a tasselli di avorio mobili e perforati, in modo da poter spargere fiori e profumi sui convitati. Il principale di questi saloni era rotondo e girava su se stesso tutto il giorno, continuamente, come la terra. Nelle sale da bagno scorrevano acque marine e acque albule, e quando Nerone inaugurò il suo palazzo lo approvò soltanto con queste parole: Finalmente comincerò ad abitare come un uomo!”

Franco Maria Ricci Editore
Franco Maria Ricci Editore
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