Nel 1663 il grande Colbert, ministro del re Sole, ordinò di cartografare tutte le foreste di Francia
appartenenti al demanio reale. Voleva sapere di quanti pini e abeti e larici e querce poteva disporre per far costruire la flotta che sognava.
Ne nacquero minuziosissime mappe eseguite da umili incisori infinitamente pazienti, che tracciarono sulla carta albero per albero, sentiero per sentiero, cespuglio per cespuglio. Trovo questo remoto precedente, benché di ispirazione utilitaria, un compendio, emblematico nella sua vastità immoderata, del genere di impresa cui dedica la propria vita Alexandre Serebriakoff. Altri precedenti rintracceranno gli storici dell’arte, le conversation pieces e le vedute d’interni così diffuse nell’Ottocento. Ma a me questi dipinti, anzi, queste mappe prospettiche, suggeriscono anche altre parentele: il loro scopo è infatti quello di esibire un trionfalistico Catasto Mobiliare del committente, un Inventario degli Arredi congelati per sempre nella loro posizione perfetta.
In questa sua topografia da camera, scienza che egli pare abbia riportato al mondo, Alexandre Serebriakoff si avvale anche di un aiutante segreto, il cui ruolo minuto in senso letterale, ma non meno importante, mi piace qui mettere in rilievo. Si tratta di sua sorella Catherine, la quale ha il compito di “ritrarre i ritratti”; ossia di riprodurre, da buona miniaturista, i dipinti appesi alle pareti dipinte dal fratello. Confesso che questa divisione del lavoro, nella sua microscopia, produce in me una certa vertigine.